Piano di posa
L’alibi dell’oggetto dall’arte al design
La pittura di Giorgio Morandi si esprime attraverso oggetti elementari, collocati su piani di posa neutri, in luoghi vuoti ed astratti; si tratta di artefatti spesso accompagnati dalle loro sintesi geometriche, che nelle tele dell’artista vengono rivelati come entità immote, liriche ed evocative. A tali forme e a tali spazi mentali prima ancora che pittorici, si ispira una nuova collezione di elementi tecnici per l’ambiente bagno, in legno e marmo, disegnata da Vittorio Longheu; essa è caratterizzata da forme lineari ed assolute, disposte ad accogliere gli oggetti e i rituali della quotidianità contemporanea.
La serie, denominata appunto Piano di Posa in riferimento agli ambiti di composizione delle nature morte morandiane, comprende recipienti litici parallelepipedi, corredati da griglie di appoggio e servi muti in legno che formano un sistema modulare e flessibile con cui l’utente può dar corpo a molteplici configurazioni formali e funzionali. Anche i nomi Grizzana e Campiaro, assegnati rispettivamente ai lavabi e al piatto doccia, sono un omaggio ai luoghi d’elezione del pittore bolognese.
L’arte trasferisce al design l’essenza di una riflessione sul rapporto tra uomo e realtà innescata da quello che è possibile definire come “l’alibi dell’oggetto”, citando l’efficace titolo della mostra dedicata a Morandi e alla natura morta, curata da Marilena Pasquali nel 2007 alla Fondazione Ragghianti di Lucca. Così le cose del mondo, unitamente ai circoscritti ambiti spaziali in cui trovano collocazione, diventano appigli, ovvero giustificazioni uniche e imprescindibili per dar corpo a visioni essenziali eppure estremamente pregnanti, rivelatrici della centralità della sfera oggettuale comune e dei fenomeni quotidiani ad essa connessi.
I “piani di posa” di Longheu non hanno valore simbolico, né di feticci legati alla contingenza di una gusto, ma sono puri oggetti reali, disposti all’azione o destinati alla sola visione statica. Si configurano infatti come ambiti domestici dalla duplice valenza di piccoli palcoscenici minimamente attrezzati da utilizzare, ma anche di campi percettivi definiti, da apprezzare con lo sguardo. Il designer predispone una base connotata dalla scansione ordinatrice della griglia e l’utente vi colloca sopra gli oggetti selezionati; l’esito della composizione è frutto di un progetto che, come la pittura di Morandi, ricerca un canone per dare coerenza alla frammentaria e caotica realtà contemporanea.
di Davide Turrini