Al Thani Collection - Hôtel de la Marine.
Un allestimento di Tsuyoshi Tane

La facciata dell’Hôtel de la Marine a Parigi
A Parigi, dopo un lungo dibattito e un complesso cantiere di restauro, l'Hôtel de la Marine riapre le sue porte per ospitare la Fondazione per la Memoria della Schiavitù, alcuni uffici della Federazione Internazionale del Calcio e nuovi spazi espositivi per una prestigiosa collezione di opere d’arte raccolte dallo sceicco del Qatar Hamad Ben Abdullah Al Thani.
L'Hôtel de la Marine
Dalla sua costruzione nel 1758, su progetto dell'architetto Ange-Jacques Gabriel, l’edificio è stato un testimone privilegiato della storia francese. Affacciato su Place de la Concorde, viene scelto in origine come scrigno per ospitare gli arredi e i gioielli della corona. Costituisce poi la scena di molti eventi chiave della rivoluzione e della Comune, e ospita per oltre due secoli il quartier generale della marina nazionale; inoltre nelle sue sale, nell’aprile del 1848, viene firmato il provvedimento di abolizione della schiavitù nelle colonie francesi.
Opere d’arte della Al Thani Collection


L'allestimento della Al Thani Collection
Oggi l'Hôtel de la Marine torna ad essere un luogo aperto pubblico con una spiccata vocazione culturale emblematicamente rappresentata dall’allestimento della Al Thani Collection firmato dall’architetto giapponese Tsuyoshi Tane. Su 400 metri quadrati di superficie, in quattro sale non decorate poiché utilizzate originariamente per conservare gli arazzi della collezione reale, Tane ha esposto circa 120 delle oltre 5000 opere raccolte dallo sceicco del Qatar dall'antichità ai giorni nostri.


Scorci dell’allestimento di Tsuyoshi Tane per la Al Thani Collection
L’ordinamento della mostra permanente è di Amin Jaffer, già curatore di arte indiana al Victoria & Albert Museum di Londra e oggi consulente artistico dello sceicco, che illustra il concept curatoriale riferendosi più al "museo immaginario" caro a Malraux, dove le culture si accostano e si incontrano, che a un museo classico dove le opere sono classificate per genere e per luogo di provenienza. L'idea è quella di concentrarsi sugli aspetti formali e materici delle opere, e sul rapporto percettivo ed emozionale con esse, consentendo la massima vicinanza del visitatore.
La prima sala vuole presentare un’anticipazione della grande qualità della collezione attraverso una finestra sulle civiltà del mondo; la seconda contiene undici vetrine, ognuna delle quali ospita un volto e tutti hanno gli occhi alla stessa altezza: "Anche qui", commenta Jaffer, "un'idea di incontro, con esseri umani del passato”. La terza sala è riservata a mostre temporanee (la prima delle quali dedicata all'arte islamica). L’ultima, infine, con vetrine a nastro che si estendono per 18 metri, vuole evocare un tesoro antico.

Il Salone degli Ammiragli dell’Hôtel de la Marine (a sinistra) e la prima sala allestita da Tsuyoshi Tane per la Al Thani Collection (a destra)
Per l’allestimento Tsuyoshi Tane ha creato una raffinata scenografia, ispirata al genius loci settecentesco e immersa nella penombra. Una pioggia di piccole foglie d’acanto dorate, sospese a fili invisibili, accoglie il pubblico che viene poi condotto in un percorso scandito da stesure pavimentali in pietra. In tutta l’opera di Tane la storia è fonte di coordinate formali e spaziali che, passando per un processo di sedimentazione, astrazione e trasferimento, sostanziano il progetto contemporaneo e così accade anche per questo intervento: le foglie dorate citano la decorazione del Grand Siècle; la metafora lignea dello storico parquet Versailles pervade il pavimento litico, in una griglia di moduli quadrati e tessiture ad intreccio diagonale.

I moduli del pavimento litico in lavorazione nello stabilimento Pibamarmi
Il pavimento litico
Il progetto e la posa in opera del pavimento hanno preso corpo grazie alle forniture lapidee e alle lavorazioni di Pibamarmi, con la realizzazione di mock up e prove di resistenza. Da un lato, oltre al tema formale del “parquet litico”, Tsuyoshi Tane ha voluto esplorare le potenzialità di varianza cromatica e di finitura superficiale che la pietra, come il legno, può declinare a partire da una stessa essenza materica. Ecco allora che nella successione delle sale i litotipi scelti e le relative finiture si avvicendano: nei primi due spazi è presente un granito nero, con finitura lucida o opaca; nei secondi due si trova una pietra lavica con superficie opaca o grezza, giungendo nell’ultima sala a una tonalità cenerina.
Dettagli in sezione e in pianta di un modulo pavimentale

Dal punto di vista prestazionale, trattandosi di un inserimento in una struttura storica, è stato necessario ottenere la massima leggerezza possibile e le più elevate resistenze al calpestio e alle vibrazioni derivanti dall’uso e dalle caratteristiche intrinseche dell’edificio. La soluzione è stata individuata in pannelli modulari compositi, realizzati fuori opera anche per facilitare il processo di installazione e di controllo della qualità finale.
A partire dalla scoppiatura e dal frazionamento successivo di lastre lapidee incollate a supporti di irrigidimento in schiuma di PET sono stati realizzati listelli stratificati di 15 mm di spessore (5 mm di pietra + 10 mm di PET). Questi elementi sono stati poi composti a formare il disegno pavimentale voluto in moduli quadrati di 96 cm, su pannelli di honeycomb di alluminio di ulteriori 5 mm di spessore. La posa finale dei moduli è stata eseguita su un tappeto goffrato di materiale plastico di sottofondo, destinato ad assorbire le vibrazioni e le dilatazioni differenziate dei sottostanti solai storici.
- di Davide Turrini